Lettera del Presidente – 2011 –

 

Pur in un quadro socio-economico a dir poco difficile che ha messo in crisi migliaia di lavoratori, ha reso ancora più critica la situazione delle nuove generazioni ed ha fatto emergere in tutta la sua gravità la caduta di legittimazione sociale delle classi dirigenti politiche, Federmanager ha cercato di esprimere un’azione politica e di rappresentanza utile ad affrontare al meglio la situazione contingente e a sostenere la categoria nelle sue problematiche occupazionali, previdenziali ed assistenziali, cercando di dimostrare visione strategica.

Ovviamente spetta alla dirigenza valutare il nostro operato ma con queste poche righe cercherò di far emergere gli elementi caratterizzanti l’attività del 2011 e di farne cogliere la valenza, una valenza che guarda al nostro futuro ed a quello della categoria. Un futuro che ci impone di leggere correttamente le evoluzioni in atto nelle imprese, nelle relazioni sindacali e contrattuali, nelle nuove domande di rappresentanza.

Già tre anni fa dicemmo come fosse irrinviabile porre al centro della nostra agenda la “ricostruzione” della CIDA ossia di un soggetto categoriale in grado di dare voce, in modo unitario ed autorevole, a tutto il management pubblico e privato del Paese. Sostenemmo questo perchè fortemente convinti che una più adeguata presenza ai tavoli istituzionali non solo era necessaria per tutelare la categoria sui grandi temi trasversali (fisco, education, welfare, etc.) ma era anche necessaria per valorizzare il nostro ruolo sociale nonchè rafforzare la nostra azione sindacale e contrattuale.

Su questo ci siamo impegnati spendendo la forza e la credibilità di Federmanager: il risultato è sotto i nostri occhi, in undici mesi siamo riusciti a far condividere il nostro “sogno” agli  interlocutori interni ed esterni alla CIDA ed a porre le premesse per ricostruire un soggetto di rappresentanza confederale coerente con la visione sopra esposta.

Se oggi possiamo parlare di CIDA Manager ed Alte professionalità per l’Italia, questo è il risultato della nostra visione e del modo in cui ci siamo messi al servizio di questa nostra idea.

Il 2011 ha visto il coronamento anche di un altro sogno: porre le premesse formali e sostanziali per l’allargamento della nostra rappresentanza alla componente apicale del mondo dei “quadri”.

Lo abbiamo fatto sottoscrivendo, a fine 2010, con Confapi un vero e proprio contratto di lavoro che offre alle imprese di minori dimensioni la possibilità di gestire tali risorse con strumenti innovativi e certamente più coerenti con il ruolo che queste figure svolgono in azienda.

Insieme a Confapi stiamo lavorando per far comprendere ad aziende e Quadri il significato di un contratto che, peraltro, innova fortemente un sistema di rappresentanza sindacale sempre meno coerente con le attese di queste figure professionali.

Abbiamo l’ambizione di esportare questa esperienza nel più vasto mondo di Confindustria e siamo convinti che seppur con prudenza e gradualità ci riusciremo: segnali incoraggianti in tal senso ci sono, sta a noi interpretarli e consolidarli.

E per concludere non possiamo non indicare, come fatto qualificante del 2011, la firma del contratto Federmanager – Fiat: il fatto che questa grande azienda, uscendo da Confindustria, abbia deciso di stipulare con noi detto contratto va letto come il riconoscimento della nostra credibilità come soggetto negoziale. È un contratto che può costituire un modello di riferimento per altre grandi aziende nazionali e non, e quindi rafforzare il nostro ruolo nei confronti di gruppi dirigenziali oggi tiepidi rispetto ad un impianto contrattuale che cerca, con crescenti difficoltà, di conciliare diverse situazioni e diverse culture imprenditoriali e manageriali.

Il rafforzamento della nostra capacità di fare rappresentanza istituzionale e, quindi, valorizzare quello che siamo e possiamo offrire al Paese, l’allargamento della nostra area di rappresentanza alle figure predirigenziali che costituiscono parte integrante del management e, infine, la dimostrazione che il nostro modello contrattuale e la nostra cultura sindacale sanno interpretare ed accompagnare processi e situazioni in forte evoluzione, sono i tratti distintivi di una attività molto intensa ed articolata che ha un solo grande obiettivo: soddisfare le attese di una categoria che chiede vengano riconosciuti i propri meriti e che vuole essere percepita come una risorsa vera per la modernizzazione e la competitività delle aziende e del Paese.

Giorgio Ambrogioni