Roma, 20 gen. (Labitalia) – Un "primo vero, grande risultato: quello
di aver mantenuto un importante ruolo per il contratto collettivo" e
poi un altro obiettivo centrato: "Quello di aver reso per la prima
volta obbligatoria la retribuzione variabile per i nuovi dirigenti e
per quelli 'in itinere'". A sintetizzare così con Labitalia l'esito
della trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di
lavoro di circa 80mila dirigenti d'aziende, industriali, grandi medie
e piccole a capitali nazionali e esteri, è il presidente di
Federmanager, Giorgio Ambrogioni, che qualche giorno fa ha siglato
ufficialmente il nuovo accordo insieme al vicepresidente di
Confindustria e responsabile per le relazioni industriali, Stefano
Dolcetta.
"Fuori da ogni retorica -aggiunge Ambrogioni- dobbiamo dire che è
stato un negoziato molto difficile e questo perché c'è stata una
componente di Confindustria che ha pensato fosse giunto il momento di
dare una spallata definitiva al contratto collettivo nazionale di
lavoro dei dirigenti d'azienda industriali e quindi inaugurare una
fase nuova, una fase in cui si privilegiasse il rapporto individuale
dirigente-azienda, fuori da ogni riferimento collettivo".
"Il primo vero, grande risultato di questo negoziato, dunque, è stato
quello di aver mantenuto un importante ruolo del contratto
collettivo", sottolinea il presidente di Federmanager.
Sull'esito del rinnovo ha pesato negativamente, spiega
il presidente di Federmanager, "la situazione economica in cui
operiamo". "E' un rinnovo che non porta grandi risorse da un punto di
vista economico -avverte Ambrogioni- ma mette in sicurezza alcuni
aspetti importanti".
"Per quanto riguarda – prosegue – il livello retributivo di ingresso
in categoria, l'abbiamo portato da 63.000 a 66.000 euro annui lordi.
Non solo. La cosa più importante è che per la prima volta abbiamo reso
obbligatoria la retribuzione variabile per i nuovi dirigenti e per
quelli 'in itinere' posizionati sui trattamenti retributivi minimi di
garanzia ed esplicitato, per la prima volta, il principio che la
retribuzione di un dirigente è composta da una parte fissa e una
variabile. Una quota importante di dirigenti potrà ora pretendere la
quota variabile di retribuzione giocata sui risultati".
Anche per i dirigenti "la situazione da un punto di vista
occupazionale resta difficile, se non critica in certi comparti: le
ristrutturazioni continuano a essere pesanti e continuiamo a perdere
posti di lavoro dirigenziali, solo in parte compensati da incarichi
consulenziali da cocopro, che non sono certo la stessa cosa", sostiene
Ambrogioni.
Per questo, nel contratto è stata data molta importanza
al welfare: "Abbiamo creato le premesse per costituire un fondo
bilaterale -annuncia Ambrogioni- a cui contribuiscono imprese e
dirigenti per aiutare i dirigenti che perdono il posto di lavoro. Nel
2016 dovremo disporre di circa 18 mln di euro l'anno finalizzati a
riconoscere al dirigente disoccupato alcune tutele sanitarie e
assicurative per massimo 12 mesi ma soprattutto per finanziare
politiche attive che aiutino il dirigente a ritrovare lavoro".
Dall'inizio della crisi ad oggi, si sono persi più di 15.000 posti di
lavoro dirigenziali. "Sono 15.000 persone -dice Ambrogioni- che fanno
fatica a tornare in gioco. Dobbiamo reagire a questa perdita anche
perchè tutte le ricerche hanno dimostrato che le imprese che hanno
retto in questo difficile periodo sono quelle in cui c'è stata
comunanza di intenti tra ruolo imprenditoriale e ruolo manageriale. E
su questo abbiamo anche commissionato una ricerca a Prometeia".
Quello del salario variabile è un punto fondamentale per
l'associazione di rappresentanza dei manager. "Parliamo tanto di
meritocrazia, ma poi -sostiene Ambrogioni- bisogna applicarla. E la
meritocrazia si applica quando leghiamo una parte importante della
retribuzione ai risultati personali e aziendali. Questo è il salto
culturale che noi chiediamo -conclude- ed è stato difficile farlo non
perchè nelle aziende questo non si faccia, ma perchè spesso e
volentieri lo si fa in maniera opaca e unilaterale. Non ci sono regole
condivise e quello che noi chiediamo è trasparenza e condivisione dei
risultati" .