Decreto sulla salvaguardia dei lavoratori “esodati”

Il 1° giugno scorso il Ministro dell'Economia ed il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali hanno firmato l'atteso decreto interministeriale a tutela dei lavoratori "esodati" ai fini della salvaguardia di tali soggetti dagli effetti della riforma pensionistica introdotta dal decreto "Salva Italia" (decreto-legge 6/12/2011, convertito dalla legge 22/12/2011 n. 214), nei limiti delle risorse stabilite da quest'ultimo provvedimento.

Come era stato già anche da noi anticipato, il decreto di salvaguardia si applica ai soli 65.000 lavoratori individuati dal Ministero, aventi titolo per l'accesso al pensionamento con il regime delle decorrenze vigenti prima della entrata in vigore del citato decreto "Salva Italia", ancorché maturino i requisiti per la pensione successivamente al 31 dicembre 2011, i quali si troverebbero altrimenti senza copertura pensionistica e senza stipendio per l'uscita anticipata dalle rispettive aziende, disciplinando le modalità di attuazione della concessione dei benefici.

In concreto, il decreto interministeriale conferma le misure già previste dal cd. "Decreto Milleproroghe" (decreto-legge 29 dicembre 2011 n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012 n. 14), per le ipotesi di esenzione dagli effetti della riforma previdenziale in favore dei lavoratori "esodati", ripartiti tra: lavoratori «over 50» in mobilità ordinaria; lavoratori agganciati alla mobilità lunga; soggetti che hanno prestazioni a carico dei fondi di solidarietà;  prosecutori volontari; lavoratori esonerati dal servizio e genitori di figli disabili.

A questi vanno aggiunti i lavoratori il cui rapporto di lavoro sia stato risolto entro il 31 dicembre 2011, in ragione di accordi di risoluzione individuale o collettivi, in possesso dei requisiti pensionistici che, in base alla previgente disciplina previdenziale, avrebbero comportato la decorrenza del trattamento entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del Decreto Monti, ai sensi dell'art. 6, comma 2-ter, del decreto-legge n. 216/2011, convertito dalla legge n. 14/2012.
Inoltre, per quanto riguarda i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria, ad essi viene esteso il criterio del perfezionamento dei requisiti anagrafici e contributivi utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico secondo la disciplina vigente alla data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, entro un periodo non superiore a ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge.

Tali lavoratori non devono aver comunque ripreso l'attività lavorativa successivamente all'autorizzazione alla prosecuzione volontaria della contribuzione e devono avere almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201.

In sintesi, i lavoratori aventi titolo alla salvaguardia, nel limite delle 65.000 unità, vengono ripartiti come segue:

In sostanza, i dirigenti che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011, in ragione di accordi di risoluzione individuale o collettivi, rientrano nella casistica per cui è previsto un contingente numerico pari a 6.890 unità.

Gli enti gestori di forme di previdenza obbligatoria provvedono al monitoraggio delle domande di pensionamento presentate dai lavoratori che intendono avvalersi dei requisiti di accesso, sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro o dell'inizio del periodo di esonero.

In particolare, per quanto concerne la casistica che interessa i dirigenti, relativa a coloro il cui rapporto di lavoro sia stato risolto entro il 31 dicembre 2011, in ragione di accordi di risoluzione individuale o collettivi, tali soggetti devono presentare istanza di beneficio, corredata dall'accordo che ha dato luogo alla cessazione del rapporto di lavoro, secondo le seguenti modalità:

a) nel caso di soggetti cessati in ragione di accordi ai sensi degli articoli 410, 411 e 412 del codice di procedura civile, l'istanza è presentata alla Direzione Territoriale del Lavoro innanzi alla quale detti accordi sono stati sottoscritti;

b) in tutti gli altri casi, l'istanza è presentata alla Direzione Territoriale del Lavoro competente in base alla residenza del lavoratore cessato.

La formulazione del testo della norma non prende espressamente in considerazione il caso di accordo di risoluzione sottoscritto in sede sindacale, anziché direttamente presso la DTL, come avviene normalmente per le risoluzioni che riguardano i dirigenti. In assenza di un auspicabile chiarimento interpretativo da parte del Ministero, si dovrebbe presumere che la Direzione Territoriale del Lavoro competente, in cui il dirigente interessato deve presentare istanza di beneficio, sia quella corrispondente al luogo di residenza dello stesso dirigente, e ciò anche qualora il verbale di accordo fosse stato successivamente depositato, come usualmente avviene, presso la Direzione Territoriale del Lavoro della sede di lavoro dell'interessato, che potrebbe non risultare coincidente con quella di residenza.

In questi casi, infatti, sembrerebbe che il Legislatore abbia escluso la competenza della Direzione del Lavoro, individuata in base al luogo in cui è sorto ovvero si è svolto il rapporto di lavoro, in relazione a tutte le ipotesi in cui la risoluzione del rapporto di lavoro non sia avvenuta mediante accordo stipulato ai sensi degli artt. 410, 411 e 412 c.p.c., ivi compresi, dunque, gli accordi di risoluzione sottoscritti in sede sindacale.

Su questo specifico punto ci riserviamo di fornire un chiarimento univoco a seguito di un approfondimento con il Ministero del Lavoro, in una prossima comunicazione.

Le istanze di cui sopra devono essere presentate entro 120 giorni dalla data di pubblicazione del decreto interministeriale nella Gazzetta Ufficiale (al momento la pubblicazione non è ancora avvenuta, in attesa della registrazione del decreto da parte della Corte dei Conti).

Presso le Direzioni Territoriali del Lavoro sono istituite specifiche Commissioni per l'esame delle suddette istanze. Tali Commissioni sono composte da due funzionari della Direzione Territoriale del Lavoro, di cui uno con funzioni di Presidente, nonché da un funzionario dell'INPS, designato dal Direttore provinciale della sede dello stesso Istituto.

Le decisioni di accoglimento emesse dalle Commissioni vengono comunicate con tempestività all'INPS, anche con modalità telematica. Avverso i provvedimenti delle Commissioni citate l'interessato può presentare riesame, entro 30 giorni dalla data di ricevimento dello stesso, innanzi alla Direzione Territoriale del Lavoro presso cui è stata presentata l'istanza.

Cogliamo l'occasione per ribadire il nostro giudizio negativo, più volte espresso al Ministero del Lavoro, sulle misure assolutamente insufficienti adottate dal Governo per rispondere alle legittime aspettative dei lavoratori "esodati", che anche con il decreto in esame non trovano risposta, in quanto rimangono ancora troppi lavoratori privi di salvaguardia.

Il Governo stesso, peraltro, è consapevole che il provvedimento non esaurisca la platea di persone interessate alla salvaguardia e, per questo, il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, si è impegnato pubblicamente a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili.

Naturalmente proseguirà il nostro impegno per sostenere le ragioni dei tanti Colleghi rimasti esclusi dalla salvaguardia prevista dal provvedimento in esame, a cominciare dagli sviluppi del Tavolo di confronto con le Organizzazioni Sindacali aperto sulla questione presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, a cui Federmanager è stata invitata a partecipare dal Presidente della stessa Commissione Parlamentare, On. Silvano Moffa.