Ricordare la storia deve servire a porre le premesse per un futuro tangibile. Non è un’operazione semplice, ma l’unica davvero utile a evitare di ripetere gli errori che pure si compiono e, allo stesso tempo, ad alzare l’asticella dei propri propositi verso il conseguimento di risultati più elevati. Ruggero Bacone affermava che esistono due tipi di conoscenza, per argomenti e per esperienza. Le discussioni portano a conclusioni e ci costringono a convenire, ma non provocano la certezza né eliminano i dubbi. A meno che – diceva Bacone – non intervenga l’esperienza.
Federmanager ha maturato esperienza in questi 70 anni in cui ha attraversato, accanto ai manager industriali, le trasformazioni più rapide e rivoluzionarie della storia di Italia. Vogliamo averne memoria, ma soprattutto aprire una riflessione sulla nostra identità e su ciò essa esprime: una collettività presente, coesa, collaborativa, responsabile e innovativa che continua a contribuire allo sviluppo del Paese. “Protagonisti del domani”, abbiamo scritto a chiare lettere sui manifesti di questa che è innanzitutto la nostra festa affinché quell’esperienza in cui dobbiamo riconoscerci possa essere rilanciata anche all’esterno, verso sfide ulteriori.
Il momento attuale è delicatissimo. Ho assunto la Presidenza di questa Federazione quando l’esistenza stessa dei corpi intermedi è messa in discussione, mentre si affrontano ipotesi di riforma strutturale dell’ordinamento e si tenta di portare avanti scelte decisive per dare stabilità ai timidi segnali di ripresa dell’economia interna.
Nelle sedi istituzionali sto ribadendo l’importanza cruciale che i manager devono avere in una fase in cui si sta agendo su grandi orizzonti del cambiamento: sanità, pensioni, riforma del welfare state. Federmanager intende dimostrare cosa significa fare buona rappresentanza, offrendo al Paese gli output e le proposte che emergeranno dal nostro lavoro e dalle Commissioni che ho costituito dedicate in particolare al tema della sanità e delle politiche industriali, che sono gli asset cruciali su cui si misurerà il nostro grado di progresso e di civiltà nel prossimo futuro.
La scorsa settimana abbiamo concluso importanti incontri istituzionali, sperimentando un’apertura convincente da parte di alcuni membri del governo e del parlamento che auspichiamo inizi a fare breccia. L’esecutivo sostiene la ripresa del Pil ed è convinto di tagliare la tassa sulla prima casa. Gli esponenti del governo che abbiamo incontrato hanno espresso attenzione verso il tema della valorizzazione del management come volano per la ripresa industriale e ciò mi fa confidare in un’interlocuzione positiva in vista della definizione della prossima Legge di Stabilità.
In Commissione di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, dove siamo stati audìti nell’ambito dell’indagine conoscitiva in corso finalizzata alla razionalizzazione delle banche dati della pubblica amministrazione, abbiamo riscontrato attenzione verso gli esempi che il nostro sistema sta portando avanti in tema di ottimizzazione delle risorse, investimento dell’ICT, innovazione. Ci hanno chiesto di tornare per approfondire l’analisi con l’Agenzia delle Entrate, con la quale abbiamo già interagito in passato per l’attuazione del progetto di dematerializzazione avviato al FASI, dimostrando che lavorando insieme e in modo propositivo e costruttivo si possono raggiungere risultati eccellenti.
Abbiamo ribadito la nostra volontà di partecipare a un gruppo di lavoro per condividere le soluzioni più opportune che consentano alla P.A. di conseguire il suo obiettivo di interazione delle sue banche dati, tenendo conto, al contempo, delle implicazioni che possono generarsi sui Fondi integrativi, ognuno dei quali ha delle proprie specificità.
Celebriamo dunque questi 70 anni di attività in un contesto di accelerazione: vanno prese in fretta scelte consapevoli e strutturali. È un fatto che negli ultimi anni abbiamo sofferto la perdita di un numero cospicuo di manager validi e preparati, mentre chi stava perfezionando un percorso di studi universitario di alto livello ha scelto l’espatrio. L’emorragia è valoriale, non solo quantitativa. Lavoriamo pertanto per consolidare e certificare le competenze dirigenziali, per precorrere le esigenze del mercato globale, per offrire idee e proposte concrete per lo sviluppo e la competitività dell’Italia.
Dal mio osservatorio di Presidente risulta evidente che se si investe nella categoria manageriale, ne derivano benefici diretti più generali nell’economia e nella società, creando un circolo virtuoso di cui siamo particolarmente orgogliosi.
In questi anni abbiamo messo in campo progetti che hanno coinvolto i nostri manager in operazioni di recupero del patrimonio sequestrato alla criminalità organizzata, come è avvenuto con “Manager White List” in Lombardia. A Napoli prima, in Piemonte ora, abbiamo scelto di portare in loco, privilegiando quartieri particolarmente difficili, corsi di formazione erogati dai nostri associati in favore di progetti di autoimprenditorialità in cui competenze e conoscenze sono trasferite con spirito di liberalità. Nella Capitale, nella factory di Luiss En-Labs, è possibile trovare i nostri manager che offrono gratuitamente interventi di mentoring a sostegno delle start-up giovanili e, nei casi di sviluppo, operano come business angels con propri investimenti diretti.
I nostri Enti e le realtà del nostro sistema, partendo da quelle espressioni di bilateralità virtuosa che rappresentano un’eccellenza nell’ambito della previdenza e dell’assistenza sanitaria integrativa e dell’education, hanno dato origine a modelli di intervento e di servizio che oggi sono presi a riferimento sia dalla macchina pubblica sia dal settore privato. Lo sviluppo del cosiddetto “secondo welfare” noi lo abbiamo prefigurato decenni fa e, oltre a immaginarlo, lo abbiamo sperimentato con successo.
Il FASI tutela la salute dei manager industriali da quasi 40 anni, Previndai è una realtà consolidata di grande affidabilità in tutto il panorama della previdenza complementare, Fondirigenti finanzia con lungimiranza la formazione di qualità, l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, i progetti di ricerca e sperimentazione per il futuro delle imprese e dei loro manager. Anche nell'ambito dell'interlocuzione con il mondo delle Pmi sono state messe in campo strategie parallele che hanno portato alla costituzione di formazioni fondamentali per i nostri manager come Previndapi, Fasdapi, Fondo Dirigenti Pmi, Fondazione Idi.
Infine, all'interno della nostra Organizzazione, vantiamo esperienze che agiscono a supporto di un sistema già forte, offrendo ai nostri associati ulteriori strumenti. Va ricordato l'essenziale contributo che diamo in tema di welfare e di people care con Assidai che garantisce una tutela sanitaria di qualità e che opera anche a integrazione delle prestazioni coperte dal FASI, e con Praesidium che è il nostro broker assicurativo. Penso alla nostra management school, Federmanager Academy, alle iniziative di CDiManager per il temporary management e al lavoro essenziale di amministrazione svolto da Progetti Manageriali.
Infine, realtà emergenti come Federprofessional, che invece parla al mondo della libera professione e del lavoro autonomo, stanno dimostrando di intercettare bisogni reali e, su questa base, di orientare servizi e proposte efficaci.
Nella mia visione, pertanto, tra le priorità vi è anche quella di trasmettere anche all’esterno il messaggio di eticità della nostra condotta e il contributo in termini di concretezza, innovazione e sapere manageriale che, grazie ai colleghi, continuiamo a esprimere. Penso in particolare alle nuove generazioni, a chi sta seguendo un percorso professionale puntando a raggiungere un ruolo apicale nell’impresa e a chi, giovanissimo, sta perfezionando la sua formazione manageriale. Avvertiamo la necessità di un nuovo patto generazionale come strumento reale di crescita.
La frattura tra senior e junior è stata approfondita da riforme legislative che hanno calcato le differenze ed è stata finora penalizzata da un modello gestionale che non ha ancora saputo sperimentare adeguatamente le potenzialità dell’incontro intergenerazionale di esperienze lavorative.
Invece, è proprio dalla diversità delle storie professionali e umane che si può innescare una reale ripresa. La minaccia del “crash generation”, di cui parla Marc Lazar, rischia di accentuare la crisi del mondo produttivo. Certamente non possiamo nascondere che nel nostro Paese il dialogo tra le diverse generazioni, sia nella società, sia nelle imprese, si esprime a singhiozzo quando, invece, altrove è riconosciuto quale ingrediente fondamentale per garantire il giusto mix di esperienza e propensione al cambiamento, di cui l'economia reale può sicuramente beneficiare.
Bisogna pertanto cercare meccanismi incentivanti capaci di coniugare la legittima aspirazione delle giovani generazioni a trovare spazi di realizzazione, con la possibilità di sfruttare il patrimonio di conoscenza dei lavoratori senior. Questo ponte tra generazioni deve agevolare i processi di open innovation, di digital improvement, e di progettualità integrata.
Quando si parla di riorientare in modo strategico le politiche industriali bisognerebbe chiedersi innanzitutto come sconfiggere l’approssimazione e premiare la qualità, valorizzando la presenza della componente femminile in azienda. Quando sono state scritte le regole di Lisbona, l’Europa sembrava aver preso coscienza di alcuni fattori determinanti per lo sviluppo delle economie dei Paesi membri. Si è detto: investiamo nell’economia digitale, crediamo in una società basata sul primato della conoscenza, rafforziamo know-how e produzioni made in, e non rinunciamo alla sfida della competitività sui nuovi market, specialmente gli asiatici.
Il tema che ci poniamo è chi guiderà questa evoluzione. Come sapremo esercitare la nostra leadership, soprattutto quando si parla di innovazione sociale: governare i fenomeni agevolando la fortificazione di un clima identitario che dà significato alle iniziative che mettiamo in atto. Quali modelli aziendali riconosciamo vincenti e quale tipo di welfare intendiamo promuovere.
In definitiva, reinterpretiamo la mission della rappresentanza, posizionandoci come soggetto proattivo capace di esercitare un’azione propulsiva a vantaggio del Sistema Paese.
In questo progetto collettivo, qual è quello di Federmanager, nulla può essere calato dall’alto. Solo con l’impegno di tutti si potrà conquistare un orizzonte di crescita e di effettivo progresso, che è poi quello che tutti desideriamo, per noi, ma soprattutto per le generazioni a venire.