{"id":6544,"date":"2014-09-01T00:00:00","date_gmt":"2014-08-31T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/www.federmanager.it\/il-punto-del-direttore-un-deficit-di-valori-e-di-competenze-da-colmare\/"},"modified":"2014-09-01T00:00:00","modified_gmt":"2014-08-31T22:00:00","slug":"il-punto-del-direttore-un-deficit-di-valori-e-di-competenze-da-colmare","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.federmanager.it\/il-punto-del-direttore-un-deficit-di-valori-e-di-competenze-da-colmare\/","title":{"rendered":"Il punto del Direttore – Un deficit di valori e di competenze da colmare"},"content":{"rendered":"
Etica, empatia, entusiasmo…… parole frequentemente (ab)usate nei convegni ma che spesso mancano all'appello nella vita reale. <\/p>\n
Si parla ormai da almeno venti anni di riforme, riforme e poi ancora riforme. Poi non succede niente. Si dice che i veti incrociati, la difesa dei privilegi ogni volta prevalgono. In parte sarà anche vero, ma è pur vero che manca sempre un disegno strategico, una seria azione di sistema che ci faccia capire dove vogliamo andare e che tipo di società vogliamo realizzare per le future generazioni. <\/span>E intanto cambiano velocemente gli scenari geo-politici, purtroppo sempre in peggio, nel mondo spirano venti di guerra, e il nostro Paese resta bloccato nella sua incapacità di affrontare il cambiamento. Il risultato è che ci stiamo impoverendo, siamo passati dall'incubo dello spread a quello del pil che non cresce, cambiano i governi ma la musica e sempre la stessa: si cerca di mettere una pezza qua e là, si strizzano i cittadini onesti, in buona sostanza al di là degli annunci non cambia niente! Che tristezza!<\/p>\n Per anni abbiamo assistito inermi a sterili dibattiti su chi ha fatto questo o quella cosa, guardando sempre nello specchietto retrovisore, e non si parlava mai del cosa fare e del come fare guardando avanti, pensando al futuro. Ho usato il passato, perché quanto meno la speranza è che questo approccio perdente sia venuto meno, almeno nelle intenzioni, <\/span>ma lo sapremo quando si entrerà nel merito delle singole riforme (art. 18 docet). <\/em><\/p>\n Ciò è sufficiente? <\/em>Sarebbe un buon punto di partenza, ma non basta, soprattutto per un Paese come il nostro che sembra disorientato, sempre più diviso, sfiduciato, da ricostruire sul piano morale.<\/p>\n Stiamo perdendo entusiasmo, la voglia di fare, di inventare, di sacrificarci. Un Paese che sembra non avere più <\/span>…. fame. Eppure siamo ancora un grande Paese, ma stiamo disperdendo un grande patrimonio. Non parlo solo del patrimonio storico,artistico, culturale ed <\/span>enogastronomico unico al mondo, ma anche di quel patrimonio industriale che abbiamo costruito in soli trent'anni quando gli inglesi hanno impiegato ben due secoli. Che fine hanno fatto i Natta, i Mattei, gli Adriano Olivetti, tanto per citarne alcuni. E' possibile che non sappiamo crearne di nuovi? <\/p>\n E’ il segnale evidente di uno scadimento del nostro modello Paese. Un Paese non cambia con la bacchetta magica, specie se è un Paese come il nostro pieno di contraddizioni e di iniquità.<\/p>\n Abbiamo bisogno di leader veri, che abbiano a cuore gli interessi generali, gli interessi di tutti non i propri. Abbiamo bisogno dell'Europa, ma non di questa Europa dove chi è più forte detta legge e risolve i suoi problemi a scapito degli altri. Ci siamo dimenticati su chi è pesato il costo dell'unificazione delle due Germanie o più di recente la messa in sicurezza delle banche spagnole di cui quelle tedesche erano piene di titoli? Ma come possono succedere queste cose, siamo davvero così ingenui?<\/p>\n Siamo ancora l'ottava economia mondiale (ed è sempre un buon posizionamento), siamo bravi a fare le cose ( non a caso siamo il secondo Paese manifatturiero), ma i fatti dimostrano che siamo pessimi amministratori del bene comune. <\/p>\n Si dice che i politici siano lo specchio del Paese. Di certo non abbiamo eletto i migliori. E’ mancato evidentemente l’impegno della parte buona del Paese che ha quindi anch’essa le sue responsabilità: quanto meno quella del disinteresse, della omissione. <\/p>\n Dobbiamo fare certamente la riforma fiscale e del mercato del lavoro, quella della giustizia e della pubblica amministrazione ed altre, ma abbiamo bisogno di rifondare la classe dirigente del Paese, di selezionare le migliori intelligenze ma anche le più responsabili. <\/p>\n Un nuova squadra, fatta di volti nuovi, liberi, che si faccia interprete di un progetto di rilancio del Paese, che sappia dare un sogno, una prospettiva, recuperando i valori solidi alla base dell’interesse collettivo, per ridare credibilità e fiducia nelle istituzioni e al Paese intero. <\/p>\n E' da qui che bisogna ripartire. Gli uomini soli al comando non ci piacciono. Questo vale nelle imprese e nella società. C'è la possiamo ancora fare, occorre passare dalle (buone) intenzioni ai fatti! <\/p>\n Su questo la Germania può essere d'esempio: dieci anni fa era messa peggio di noi. Un (vero) governo di unità nazionale ha varato un programma strategico nell’ambito del quale è risultata centrale la riforma del lavoro. Ma i punti fondamentali sono stati due: la flessibilità del lavoro in azienda, vale a dire una maggiore libertà di modificare orari e mansioni per meglio rispondere alle oscillazioni della domanda; l’aver dato prevalenza alle politiche attive per trovare un nuovo posto di lavoro, facendo decadere il sussidio per coloro che non accettavano una nuova offerta di lavoro o che rifiutavano di seguire un percorso formativo di riorientamento al lavoro, rispetto al mantenimento passivo di un posto che non esiste più. <\/span>Se partiamo dall’art. 18, il rischio è che anche questa volta il tentativo possa fallire, su un aspetto importante ma non prioritario. <\/p>\n La nostra priorità è il lavoro. Non c'è lavoro se non c'è impresa. Liberiamoci dal peso della burocrazia, aiutiamo le idee a diventare solide realtà aziendali, facciamoci guidare dal merito per agevolare l'inclusione sociale, agevoliamo concretamente l’incrocio tra domanda e offerta, avviciniamo di più la scuola alle esigenze delle aziende. Facciamo questo, poi forse <\/span>ci sarà spazio anche per occuparsi dell’art. 18. <\/p>\n Miglioriamo la competitività del nostro sistema produttivo. Il valore delle aziende e' nelle persone che ci lavorano: motivazione e formazione (da considerare un investimento e non un costo), la diffusione della cultura tecnologica e dell’innovazione, un ambiente di lavoro accogliente in cui tutte le persone hanno la possibilità di auto realizzarsi e quelle più meritevoli di crescere e affermarsi. Mettiamoci nei panni degli altri. Un ambiente sano e una buona organizzazione dei processi sono i principali ingredienti per aumentare la produttività delle nostre imprese, e il problema risiede principalmente nelle piccole imprese che sono la stragrande maggioranza.<\/p>\n Le imprese, anche quelle piccole, hanno bisogno di buoni manager. La società ha bisogno della nostra capacità di fare. Anche noi siamo una componente della classe dirigente del Paese e siamo chiamati a fare la nostra parte, nelle aziende e nella società, per far uscire il Paese dalle secche in cui si trova. <\/p>\n Se siamo compatti e determinati possiamo essere forti. Il middle management è la vera anima dell'azienda, dobbiamo crederci, far sentire la nostra voce, chiedere maggiore rispetto <\/span>e sentirci maggiormente protagonisti. <\/p>\n Avviamo un processo di contaminazione positivo che parta dai nostri valori identitari: <\/span>etica ed empatia, solidarietà, ma anche merito (inteso come virtù collettiva) e accountability. Il Paese ha bisogno di riforme, ma più importante è avviare una riforma valoriale e culturale per dare il colpo d'ala al processo di rinnovamento che attendiamo da troppi anni per restituire una speranza, una prospettiva, e soprattutto entusiasmo alle future generazioni. Facciamoci finalmente percepire per quello che realmente siamo!<\/p>\n <\/p>\n <\/p>\n <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Etica, empatia, entusiasmo…… parole frequentemente (ab)usate nei convegni ma che spesso mancano all’appello nella vita reale. Si parla ormai da almeno venti anni di riforme, riforme e poi ancora riforme. Poi non succede niente. Si dice che i veti incrociati, la difesa dei privilegi ogni volta prevalgono. In parte sarà anche vero, ma è pur…<\/p>\n","protected":false},"author":5,"featured_media":0,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[48],"tags":[],"yoast_head":"\n