Le pmi continuano a rappresentare l’asse portante del nostro sistema economico e, quindi, il loro rilancio è strategico per il futuro del Paese. E’ il segmento industriale che in questi lunghi anni di crisi ha sofferto di più. Migliaia sono le piccole imprese che hanno dovuto chiudere i cancelli, in alcuni casi accompagnati da atti tragici di chi non voleva rassegnarsi all’epilogo.
Una pagina nera della nostra storia che ha radici lontane e sulle quali da tempo siamo impegnati in una costante azione di sensibilizzazione, ma non sufficientemente ascoltati.
Da tempo diciamo, infatti, rivolgendoci a tutti, istituzioni e società civile, che il nostro capitalismo familiare, il più delle volte familistico, ha dei limiti evidenti nel nuovo assetto capitalistico globale. Oggi esportare non è più un optional ma è diventata una necessità per sopravvivere che si trasforma spesso in opportunità per crescere, progredire e creare occupazione.
Le nostre imprese hanno bisogno di dosi massicce di innovazione e, quindi, di competenze idonee a favorirla. Ma hanno anche bisogno di expertise di prodotto e di processo per modernizzare il modo di fare impresa e migliorare la catena del valore.
Dobbiamo puntare su segmenti di prodotti di più alta qualità che consentano margini più elevati se vogliamo evitare di metterci in concorrenza nelle produzioni labor intensive – necessariamente perdenti – con i paesi in via di sviluppo.
Le nostre piccole imprese “terziste” devono trasformarsi ed evolvere, in termini organizzativi e gestionali, ponendo maggiore attenzione ai servizi connessi al prodotto, meglio se di più prodotti, alla rete distributiva, alla valorizzazione del brand e alla posizione di mercato, evitando di essere dipendenti dal successo o insuccesso di una sola filiera produttiva.
Le imprese, diceva Henry Ford, hanno bisogno “non di brave persone ma di persone brave”.
Da dove si parte: dalla rivisitazione della governance e dalla necessità di superare le antiche diffidenze del piccolo imprenditore nei confronti del manager. Da considerare un “amico” non un “nemico”, una risorsa non un pericolo! Dall’integrazione tra il “fiuto” dell’imprenditore e le competenze di bravi manager capaci di innescare un percorso di crescita virtuoso della professionalità anche dei propri collaboratori.
Con l’accordo per il rinnovo del ccnl sottoscritto il 31 gennaio scorso che avrà durata fino al 31 dicembre 2016, l’obiettivo che le Parti hanno inteso raggiungere è proprio quello di apportare alla disciplina contrattuale quegli interventi necessari a favorire l’innesto di competenze manageriali per aiutare le piccole e medie imprese a superare questo difficile momento di crisi e rilanciarsi in una nuova prospettiva competitiva. A tale scopo, infatti, Confapi e Federmanager hanno puntato:
• sulla valorizzazione della parte variabile della retribuzione legata alla produttività, rimandando al primo gennaio 2015 gli interventi di adeguamento del minimo contrattuale che saranno definiti dalle stesse Parti entro il 30 novembre 2014;
• su una ampia scelta di percorsi tesi ad agevolare la nomina o l’assunzione di nuovi manager, con particolare riferimento ai giovani e a coloro che hanno perso il posto di lavoro;
• sul rafforzamento degli strumenti bilaterali sulla formazione e sull'aggiornamento professionale introducendo anche il bilancio delle competenze;
• sulla “riappropriazione” della disciplina sulla risoluzione del rapporto di lavoro ed in particolare sulle motivazioni che rendono giustificato un licenziamento per motivi legati alle esigenze tecniche, organizzative e produttive, allo scopo di ridurre il significativo contenzioso che si è venuto a creare a seguito di interpretazioni giurisprudenziali che si sono progressivamente allontanate dalla originaria voluntas espressa dalle parti.
Una giusta attenzione anche alla previdenza complementare, per dare alla stessa un maggiore peso soprattutto per i più giovani, nonché alle altre tutele di tipo assicurativo, compresa la responsabilità civile nell'esercizio delle proprie funzioni e le coperture di assistenza sanitaria integrativa.
Le parti, inoltre, hanno confermato di puntare alla valorizzazione della figura del Quadro Superiore, una figura che si affianca a quella più tradizionale del dirigente, pensata “su misura” per le piccole imprese, che hanno una dimensione economico-patrimoniale tale da non potersi permettere di sostenere il costo di un dirigente.
Una vera innovazione nel sistema delle relazioni industriali, per dare una veste contrattuale coerente a quelle figure che sono già presenti nelle pmi con ruoli di responsabilità ed alle quali si richiedono competenze manageriali, ma anche un percorso virtuoso per favorire l’ingresso nelle pmi di giovani talenti attraverso l’apprendistato di alta formazione. Una vera scommessa che se sarà ben compresa potrà costituire un decisivo fattore di crescita competitiva delle piccole aziende ma anche l’occasione per creare nuove e adeguate opportunità di lavoro ai nostri tanti bravi giovani.