Ho siglato un patto con questa Federazione, un patto di servizio che è nato sotto la spinta del cambiamento. Federmanager può cambiare velocemente, dicevo al momento di candidarmi all’incarico della Presidenza, all’inizio del 2015. E l’ho ripetuto dopo aver ricevuto il consenso di tanti colleghi, che manifestavano una forte aspettativa di rinnovamento.

Oggi, se possibile, ne sono convinto più di ieri. Perché ritengo che il contesto economico, finanziario, politico e sociale a livello globale si stia trasformando a grandi ritmi con esiti imprevedibili. E perché credo che quando si vanta una tradizione forte e si eredita un bagaglio di conoscenze, persone, valori così ricco, la cosa più intelligente da fare sia consentire loro di evolvere in maniera proattiva e diffusa.

Con questa intenzione, insieme al Vice Presidente Eros Andronaco, abbiamo costruito un programma triennale di azione che impegna tutti i livelli di questa Federazione. Per entrare in modo più incisivo nella governance delle imprese, nelle scelte istituzionali che riguardano il futuro del Paese, nei centri di interesse dove si affrontano i problemi e si approntano le soluzioni.

Come troverete scritto tra queste pagine, le attività che Federmanager sta portando avanti sono molte e ad ampio raggio. Tutte, però, sono accomunate dall’obiettivo di risvegliare le coscienze e attivarsi per innovare il sistema Paese.

Sebbene io abbia sempre svolto un ruolo attivo in questa Federazione, con l’incarico della Presidenza ho potuto riscontrare nella comunità manageriale una domanda di partecipazione e una voglia di fare che valuto positive e che, anche grazie allo staff con cui ho il privilegio di lavorare, va messa a fattor comune. Con la grande esperienza della Direzione generale di Mario Cardoni, le competenze tecniche della Tesoriera Marina Cima e il contributo della Giunta esecutiva e di tutti gli uomini e le donne che hanno assunto la guida dei nostri Enti e Società del sistema, stiamo costruendo una Federazione stabile e più capace di reagire alle sollecitazioni della categoria.

Il manager industriale possiede delle sue peculiari caratteristiche, ma non gli è congenito l’isolazionismo che generalmente gli si attribuisce. C’è, anzi, la voglia di fare network e di accreditarsi verso un pubblico più largo. C’è la voglia di prendere decisioni nell’interesse collettivo e la responsabilità verso l’ambiente, la salute pubblica, i temi sociali. C’è uno sguardo lungimirante verso le nuove tendenze di mercato, verso i trend economici e finanziari globali, verso la nuova manifattura e la cosiddetta Quarta rivoluzione industriale. Infine, non da ultimo, c’è una sana preoccupazione per le generazioni a venire, che è il contraltare del forte senso di responsabilità che appartiene ai leader.

Allargando approccio e visione, Federmanager continuerà a svolgere l’importante ruolo di corpo intermedio che le compete, rappresentando con determinazione crescente gli oltre 180mila manager, in pensione e in attività, che contribuiscono alle sorti di questo meraviglioso Paese. Sta rafforzando la propria mission di parte sociale affermandosi nel sistema di relazioni industriali, nonostante il contesto economico ancora di grande sofferenza e di crisi. E anche proponendo progetti specifici come quello per la certificazione delle competenze manageriali, l’alternanza scuola-lavoro, il sostegno alle start-up innovative o, ancora, lo sviluppo della bilateralità in dimensione multi-livello.

La strategia messa in campo, che traspare in questo Bilancio sociale, è il frutto di una straordinaria convergenza all’interno di questa Organizzazione che va sottolineata: le 58 Associazioni territoriali stanno realizzando nei fatti quel patto a cui ho fatto cenno. È nei distretti e nelle aree industriali del Paese, dove non è mai mancata la presenza di questo management, che spira il vento del cambiamento.

Il mio compito, come il mio auspicio, è di continuare ad alimentarlo fornendo al progetto una governance forte, lucida e sempre più condivisa.

 

Stefano Cuzzilla