Abbiamo scelto di essere un organismo di rappresentanza non tradizionale che si pone come vettore del cambiamento e vuole contribuire alla costruzione di un domani di speranze possibili

“Guardate alle stelle, invece che ai vostri piedi”. Così ci ammoniva Stephen Hawking, invitando ancora una volta a essere curiosi, ambiziosi e determinati nel migliorarsi e nel riuscire. Cito Hawking, che ci ha lasciato proprio nel 2018, per descrivere questo anno di intenso lavoro che ci ha visto protagonisti. Abbiamo percorso tanta strada in appena dodici mesi, e abbiamo centrato obiettivi davvero grandiosi. Se ci siamo riusciti, ritengo, è perché abbiamo rivolto lo sguardo all’insù, non ci siamo accontentati di essere un organismo di rappresentanza tradizionale, abbiamo scelto di porci come vettori del cambiamento.

Il cambiamento è una variabile di cui l’uomo teme spesso, perché scopre orizzonti ignoti di cui è lecito dubitare. Tuttavia, e noi manager lo sappiamo bene, il cambiamento rappresenta l’unica condizione che consente davvero di innovare e di innovarsi in una direzione che punta al futuro.

Ecco perché definisco l’anno appena trascorso “un anno galattico”, ripensando all’energia profusa non solo dalla struttura che mi pregio di dirigere, ma dall’insieme delle 57 Associazioni sul territorio, e di tutti gli Enti e Società del sistema che fanno perno attorno a Federmanager. Questa che chiamiamo informalmente “la galassia Federmanager” è sinonimo di ricchezza di visione e di azione, economica e sociale. Negli anni è diventata il punto di riferimento per i manager, rispondendo in maniera proattiva alla complessità delle sfide che il ruolo di leader porta con sé.

Penso alla gamma di tutele e servizi che non ha pari nel mondo delle relazioni industriali, dalla sanità integrativa, alla previdenza complementare, alla formazione e alle politiche attive. Al pari, ricordo le molteplici iniziative di valorizzazione del ruolo e della cultura manageriale che abbiamo sostenuto, facendo in modo che il 2018 fosse dedicato ai giovani manager e alle donne, che sempre più numerose raggiungono ruoli apicali in azienda. Le attività dei manager in pensione, poi, hanno concretizzato i principi di restituzione e di “give back”, che dimostrano ancora una volta il grande senso di altruismo e di coesione che caratterizza questa categoria.

Mi soffermo su questi punti perché è qui che riposa il valore di ciò che facciamo. Non esiste attività economica o di impresa che possa definirsi davvero vincente se omette di misurarsi con il principio di responsabilità, sia essa rivolta all’interno, verso i collaboratori, o eterodiretta nell’ecosistema in cui si opera, verso l’ambiente e la diversità.

I nuovi leader coltivano una consapevolezza crescente rispetto al passato più recente, degli effetti derivanti dalle proprie scelte. La crisi economica che abbiamo affrontato negli ultimi anni ha premiato chi alimentava un’attenzione al sociale rispetto a chi era guidato da mere logiche di profitto. Così, la nuova alleanza tra manager e impresa, che predilige la governance al government, diventa una formula win-win per tutta la collettività. Condividiamo questa convinzione con Confindustria, Confapi e altre parti datoriali con cui ci confrontiamo costantemente per introdurre elementi di più larga collaborazione nelle nostre relazioni industriali.

Il futuro, lo stanno urlando a gran voce le generazioni più giovani, ci impone di abbracciare una nuova prospettiva che tenga conto delle ripercussioni ambientali e sociali di un mondo senza confini, globalizzato e sempre più “liquido”. Un universo dominato dalle tecnologie, dai robot intelligenti, dall’automazione che sostituisce il lavoro manuale.

In realtà non esistono fatti sul futuro, ma solo narrazioni. Perciò, diventa dirimente poggiare l’immaginazione su un’idea forte. E la vision di Federmanager si fonda su alcune parole chiave che ricorrono in tutto questo bilancio sociale: partecipazione, merito, eticità, sostenibilità, competenza, solidarietà, rispetto. A questi valori sono ispirati i contenuti del programma di presidenza dei prossimi tre anni, che ho presentato a novembre scorso con l’approvazione delle colleghe e dei colleghi, e che guiderà la nostra azione nel prossimo avvenire.

Quanto all’oggi, possiamo ritenerci fieri – e io per primo – di poter consegnare una buona sintesi di ciò che abbiamo realizzato nell’interesse della categoria e del Paese, volendo attribuire al nostro ruolo di rappresentanza anche il compito di contribuire alla costruzione di un domani di speranze possibili.

Stefano Cuzzilla