A partire da Ilva e dalle nostre aspettative sulle manifestazioni di interesse all’acquisto, tenendo conto delle preoccupazioni per le altre società del Gruppo e per gli effetti sull’indotto, abbiamo chiesto e ci attendiamo che governo e istituzioni compiano uno sforzo di lungimiranza sulla questione siderurgia. Da come sarà gestita la vendita del polo siderurgico più rilevante in Europa dipenderà molto del futuro della produzione industriale del Vecchio Continente.
Seguiamo da vicino la vicenda, e gli sviluppi connessi alla trasformazione in legge del decreto Guidi, perché innanzitutto lo dobbiamo al nostro management che, con responsabilità e assumendosi non pochi rischi, sta continuando a lavorare alla sopravvivenza del Gruppo. Ma è un dovere che sentiamo nei confronti del Paese: l’Ilva rappresenta un polo strategico penalizzato da anni di indecisioni, malgoverno e ritardi, che dovrebbe piuttosto esercitare il proprio potenziale, che è significativo anche in termini di competitività dell’acciaio europeo nello scenario globale.
Ricordiamoci che Taranto è anche una porta aperta sul Mediterraneo, che meriterebbe di diventare un canale di ingresso privilegiato per merci e traffici con Asia e Medioriente. All'opposto, stiamo pagando l’assenza di un organico Piano nazionale per la Logistica che andrebbe approvato con intelligenza e in tempi brevi. La totale mancanza di un’azione integrata su logistica, trasporti e infrastrutture sta infatti causando una perdita di Pil consistente, oltre a porci in posizione arretrata rispetto ai competitor europei. Su questo tema Federmanager lancerà a breve delle iniziative che, condivise con stakeholder del settore, produrranno output precisi in cui riassumeremo le urgenze e indicheremo le soluzioni per porti, aeroporti, nodi autostradali e collegamenti su ferro.
Inoltre c’è il capitolo energia, che coinvolge in prima battuta rilevanti aziende pubbliche o di interesse pubblico con le quali questa Presidenza ha avviato un’interlocuzione diretta, mentre, dall’altro lato, sono in fase di ripensamento le politiche specifiche con i Paesi produttori, Libia e Iran tra tutti. La sicurezza energetica di una Nazione oggi è un tema di assoluto rilievo, che ha precisi impatti su ambiente, salute dei cittadini e aspettative legittime delle future generazioni.
Quando sentiamo discutere delle priorità di politica industriale, dunque dobbiamo intendere congiuntamente queste tre dimensioni. Riconoscere la centralità della siderurgia, della logistica e trasporti, dell’energia significa essere allo stesso tempo consapevoli del grande patrimonio dell’industria italiana ed essere orientati verso un futuro necessario e percorribile.
Su questo ho aperto un confronto con alcuni rappresentanti del governo e dei ministeri competenti, con gli amministratori delegati delle grandi aziende, e sto incontrando tutti i nostri stakeholder per unire gli sforzi. D’altronde, non manchiamo di sottolineare che un’azione che rilanci questi tre asset è parte integrante della nostra vision complessiva, che guarda alla società e ci chiede di contribuire alla costruzione di un sistema Italia.
Agiamo con la responsabilità sociale di chi sa che è necessario integrare scuola e impresa, valorizzare il patrimonio storico artistico e culturale e, anche in rapporto alle scelte energetiche, favorire gli interventi per la riduzione dell’impatto ambientale, in linea con gli accordi esito della recente Conferenza mondiale sul clima.
Su un punto però pretendiamo attenzione: l’industria italiana non riparte senza un’iniezione di fiducia nel nostro management. A tal proposito dobbiamo essere non chiari, ma chiarissimi: è per tutti insano e dannoso perseverare in attacchi generici alla nostra categoria. Serve, invece, una politica che valorizzi sempre di più le competenze manageriali e la leadership positiva. C’è un gran bisogno di orientare la cultura manageriale nelle imprese verso le tematiche sociali e aiutare le piccole e medie imprese a superare la dimensione familistica difensiva.
Di tutto questo si occuperà la Commissione speciale per le politiche industriali che Federmanager ha istituito e che prende corpo in queste ore per dare le nostre risposte, anche in vista degli Stati generali dell’industria indetti dal governo. Per innovare e per definire con successo le azioni da mettere in campo per sostenere il management e l’industria italiana in tutti i suoi settori economici.