Firenze, 13 mag. (Labitalia) – "La detassazione dei premi di
produzione e' determinante per lo scambio salario-produttivita', e per
risolvere uno dei deficit di competitivita' del Paese, che e' il costo
del lavoro per unita' di prodotto, che negli ultimi 10 anni in Italia
e' aumentato di oltre il 30% rispetto alla Germania". Lo ha detto
Vincenzo Boccia, vicepresidente nazionale di Confindustria e
presidente della Piccola Industria, a margine di un accordo tra
industriali e banche toscane sul credito alle Pmi della regione, a
Firenze. "Noi ci auguriamo -ha proseguito Boccia- che presto si
possano coniugare le due cose, altrimenti corriamo un rischio: sono 5
anni che rincorriamo l'emergenza senza fare i conti con le
potenzialita' del Paese. E' evidente che dobbiamo affrontare
l'emergenza, ma se la affrontiamo senza un occhio alla visione del
Paese e alla capacita' di uscire dal tunnel della crisi, facciamo un
errore".
"Abbiamo un Paese che nonostante i suoi problemi e' il secondo
Paese manifatturiero in Europa, e potremmo diventare il primo se
rimuovessimo i deficit di competitivita'. Su questo occorre
intervenire quanto prima perche' gli altri corrono e noi, se non
agiamo, rallentiamo e indietreggiamo", ha poi sottolineato. "Il nostro
-ha spiegato Boccia- e' un progetto molto chiaro: mobilitare risorse
per 360 mld totali, fare scelte di politica intervenendo sui saldi di
bilancio per effetti sull'economia reale, che significano crescita di
oltre il 2%, riduzione del debito pubblico e quindi riduzione del
tasso di interesse e dello spread, e aumento dell'occupazione". Il
vicepresidente nazionale di Confindustria ha invitato a "invertire
questa rotta, pagare i debiti della pubblica amministrazione verso le
imprese e costruire un percorso sano". "Il Paese -ha sottolineato
Boccia- ha i fondamentali a posto, il solo ministero dell'Economia e
delle finanze ha valutato tra 230 e 360 mld il patrimonio vendibile
dello Stato, e una volta venduto potrebbe ridurre il debito del
Paese".
"Non risolveremo mai appieno il problema del credito se non
interveniamo sulla crescita, questo e' evidente. Le sofferenze
aumentano e potremmo essere all'inizio di una terza fase di credit
crunch", ha inoltre detto. "Con i fattori di ponderazione di Basilea 3
-ha proseguito Boccia- che costringono le banche ad accantonare
capitali a fronte di prestiti alle imprese e del rischio del debito
sovrano, significa che c'e' una parte di liquidita' che non puo'
essere impiegata per l'economia reale. Intervenire sulla questione
crescita significa rimuovere questi vincoli e di conseguenza liberare
liquidita' per pagare circa 100 mld della pubblica amministrazione
alle imprese e farlo quanto prima -ha concluso- perche' questo
significherebbe liquidita' e fiducia".