In queste ore stiamo esaminando i contenuti della manovra Monti: un aggiustamento da 20 miliardi di Euro che si aggiungono ai 60 miliardi delle manovre estive.
In pochi mesi il Paese è stato sottoposto ad uno sforzo enorme che, al di là di tutto, si propone l'obiettivo di conseguire il pareggio di bilancio al 2013 e quindi di allontanare gli effetti di una speculazione finanziaria che sta portando il Paese e la stessa Europa in una situazione di estrema criticità e sta erodendo in modo significativo i nostri risparmi.
Volendo dare un giudizio sintetico su detta manovra, alla luce di quanto al momento è noto, si può dire che è una manovra ancora eccessivamente caratterizzata da un incremento delle entrate rispetto ai tagli ed è molto dura, forse troppo, ma, soprattutto, poco equa e con una carenza di interventi funzionali alla crescita.
Siamo riusciti ad evitare una modifica delle aliquote IRPEF, modifica che avrebbe peggiorato in termini significativi tutte le nostre retribuzioni e molte delle nostre pensioni, ma questo non modifica il nostro giudizio negativo.
L'aspetto peggiore della manovra, in termini di equità, è la sospensione della indicizzazione delle pensioni al di sopra del minimo (con una parziale eccezione fino a 2 volte detto minimo).
E' un provvedimento iniquo perché continua a colpire persone che non sono più in grado di generare redditi compensativi del mancato adeguamento e che peraltro, per quanto ci riguarda, costituisce l'ennesimo provvedimento punitivo che si aggiunge ad una serie di interventi che hanno già depauperato significativamente le nostre pensioni.
A tale riguardo, visto il quadro, riteniamo si possa sostenere la proposta del Sen. Enrico Morando (PD) tesa ad impegnare lo Stato a considerare i proventi del blocco della perequazione come un "prestito" allo stesso, da restituire una volta che la riforma previdenziale avrà cominciato a produrre i risparmi attesi, qualora ciò dovesse verificarsi in tempi ragionevolmente brevi.
Su quanto sopra stiamo operando con varie componenti parlamentari, anche se la probabilità che la manovra venga blindata con un voto di fiducia è decisamente alta.
Ci sono poi effetti quanto mai gravi che derivano dalla "riforma Fornero": dobbiamo cercare di salvaguardare, dalle conseguenze derivanti dal cambiamento dei criteri di accesso al pensionamento, chi ha già risolto il rapporto di lavoro e maturerà il diritto all'accesso alla pensione successivamente al 31 dicembre 2011.
La salvaguardia del regime vigente viene infatti garantito soltanto a coloro che avranno maturato entro la suddetta data i requisiti di età e di anzianità contributiva attualmente previsti, ai fini del diritto all'accesso e alla decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia e di anzianità e che potranno chiedere la certificazione di tale diritto.
C'è poi il nodo, ancora più complesso, costituito da quei dirigenti che verranno spinti all'uscita dalle aziende in prossimità dei 60 anni: per molti di loro, aldilà delle somme riconosciute come incentivazione all'esodo, si profila una situazione difficile ed aggravata dalla eliminazione delle cosiddette " quote" e dall'aumento dell'anzianità contributiva utile ad accedere alla pensione, a prescindere dall'età, da 40 a 42 anni e un mese (41 anni e un mese se donna).
Su questo punto abbiamo espresso al Tavolo con le Parti sociali la nostra assoluta contrarietà e cercheremo di sensibilizzare le imprese ad assumere comportamenti che tengano conto della mutata situazione, nonché di attenuare i tempi attuativi della riforma.
Nella manovra Monti è altresì previsto un contributo di solidarietà transitorio (cinque anni) a carico dei pensionati e dei lavoratori appartenenti a fondi e casse confluite nell'INPS (Fondo volo, elettrici, telefonici, Inpdai, etc.).
I criteri di determinazione di detto contributo di solidarietà sono desumibili dalla tabella allegata alla presente lettera: da nostre prime valutazioni emergono importi in sé e per sé modesti, se raffrontati ai vantaggi ottenuti salvaguardando i diritti acquisiti in sede di passaggio all'INPS, salvo i casi con anzianità contributiva particolarmente elevata, ma sono importi che, purtroppo, si sommano al blocco della perequazione: ne stiamo verificando l'impostazione per accertare errori ed incongruenze.
Siamo in una fase oggettivamente difficile in cui la categoria, come tanti altri lavoratori e cittadini italiani, è chiamata a sacrifici molto forti e spesso assai poco comprensibili.
Si continuano a chiedere sacrifici senza che ci siano, al momento, tagli veri alla spesa pubblica improduttiva ed ai costi della politica; senza che si percepisca una vera lotta all'evasione fiscale pur potendosi utilizzare una vasta rete di informazioni utili a conoscere la effettiva situazione patrimoniale complessiva di ogni contribuente.
Si tratta, tuttavia, di impegni su materie che il Primo Ministro ha dichiarato di voler affrontare a partire dalle prossime settimane e su cui cercheremo di incidere per recuperare, attraverso la delega fiscale, quanto più possibile dei sacrifici che oggi siamo costretti a sopportare.
Siamo impegnati a promuovere queste nostre valutazioni nonché a cercare di verificare spazi di intervento modificativo: sarà nostra cura dare notizia di tutti i possibili sviluppi.