Roma, 13 mag. (Labitalia) – Il 92% dei dirigenti italiani over
50 afferma che la prevenzione sanitaria in azienda e' fondamentale per
assicurarsi un futuro al riparo dalle patologie piu' invalidanti. Ma
sono ancora pochi quelli che, giunti a posizioni apicali, si
sottopongono agli esami e agli screening preventivi. E' questo il
principale risultato dell''Indagine esplorativa sugli atteggiamenti
verso la prevenzione sanitaria e la profilassi vaccinale in eta'
adulta' realizzata dall'istituto G&G Associated di Roma per Pfizer
Italia e presentata oggi nella sede romana di Federmanager.
Il tema della prevenzione sanitaria e' stato introdotto da Mario
Cardoni, direttore generale di Federmanager, e da Stefano Cuzzilla,
presidente del Fasi – Fondo di assistenza sanitaria integrativa dei
dirigenti industriali, che dal 2011 offre gratuitamente ai suoi
assistiti alcuni specifici pacchetti di prevenzione. Nell'ambito
dell'evento si sono svolte le relazioni di Alessandra Ceccarelli di
Federmanager, di Andrea Vigorita, direttore della Divisione
Heath&Value and Corporate Affair di Pfizer e di Marco Micocci.
Alessandro Santoni di G&G Associated ha spiegato che per il
campione di 3.438 dirigenti intervistati "la prevenzione sanitaria e'
un tema di grandissima attualita' e rilevante spessore etico, ma sul
piano dei comportamenti individuali non e' ancora praticata come si
dovrebbe". E' indiscusso il valore della prevenzione
sanitaria come "attivita' indispensabile, che dovrebbe riguardare
tutti fin dalla nascita", ma essa e' per lo piu' intesa come igiene
individuale riferita al proprio stile di vita. Il 72% del campione
dichiara di evitare stress, comportamenti a rischio come il fumo e
l'alcool oppure di praticare sport e un'alimentazione sana (51%).
Tuttavia, solo il 35% del campione effettua visite specialistiche a
scopo preventivo. Ancor peggio per i tumori: appena il 21%.
"Di fronte a questi dati poco incoraggianti -si legge in una
nota di Federmanager- emerge una tendenza positiva da parte delle
imprese che sempre piu' numerose si dotano di forme di assistenza
sanitaria integrativa. L'82 per cento dei manager riconosce che le
imprese che offrono programmi di prevenzione sanitaria dimostrano
attenzione nei confronti dei dipendenti. Per un dirigente su due
questo determina un legame piu' stretto con la mission aziendale e
migliora il clima di lavoro".
Servono dunque, e' stato detto al convegno, i giusti incentivi
dato che l'investimento in prevenzione in Italia e' il piu' basso
nell'area Ocse (solo lo 0,5% della spesa sanitaria complessiva contro
una media del 2,9% ed e' ritenuto dai manager un'attivita' vantaggiosa
per tutti perche' fa risparmiare soldi alla collettivita' (e'
d'accordo il 67% del campione). La soluzione, per molti dirigenti, sta nei Fondi
Sanitari Integrativi capaci di sostenere, meglio del Ssn, politiche
attive di promozione della salute: le attese in materia di offerta di
prevenzione sono alte e riguardano vari ambiti. Come ha dimostrato il
professor Micocci, per i Fondi sanitari integrativi il vantaggio di
introdurre offerte di prevenzione, inclusa quella vaccinale,
nell'offerta garantita ai propri assistiti, sta in una maggiore
efficienza economica complessiva dell'operato. "Attraverso la
prevenzione, che nel caso dei vaccini ha un costo piuttosto basso, si
riduce l'entita' dei rimborsi che il Fondo stesso e' chiamato a
erogare con assistenza e terapie".
Questa indagine chiarisce che "esiste una domanda di prevenzione
sanitaria che deve essere supportata. Soprattutto nel caso dei
vaccini, che hanno un alto valore sociale a dispetto di costi
significativamente contenuti". La ricerca registra, infatti, un
deficit informativo nei confronti della profilassi vaccinale.
Le resistenze nei confronti dei vaccini sono diffuse e, in
particolare, emerge una sottovalutazione dell'incidenza delle malattie
respiratorie. I dirigenti mostrano una buona propensione, sebbene
circoscrivano l'utilita' dei vaccini, nel 55% dei casi, a chi gia' sia
a rischio di malattie respiratorie. Eppure ben il 13 per cento degli
intervistati ha avuto a che fare con malattie respiratorie,
personalmente o attraverso dei familiari, e questo determina che nel
26% dei casi vi e' una significativa attitudine a partecipare a
programmi di prevenzione di questo specifico rischio. La polmonite
costituisce la sesta causa di dimissione ospedaliera in Italia e, da
sola, costa all'Italia circa 500 milioni di euro di spesa annua in
ricoveri.