Con l'attesa approvazione del Decreto Sviluppo il Governo ha introdotto una serie articolata di interventi utili a stimolare l'attività economica, con cui si è voluto mandare un segnale di fiducia al sistema produttivo e, più in generale, al Paese, ma che ancora non convince Federmanager.
Degli 80 miliardi di euro stanziati, solo 2 miliardi costituiscono risorse destinate a sostegno diretto delle imprese, sotto forma di incentivi messi a disposizione attraverso una razionalizzazione della miriade di strumenti precedenti. Si tratta di un'azione di semplificazione certamente apprezzabile, destinata a supportare attività strategiche, quali l'innovazione, l'internazionalizzazione e il rilancio delle aree industriali di crisi, che tuttavia non basta a fornire certezze agli imprenditori sulle prospettive di investimento di medio-lungo periodo.
Quello che manca è un Piano strategico nazionale di politica industriale, in cui tutti gli interventi pubblici siano inseriti in un quadro organico. Occorre prendere atto, infatti, che il vecchio modello di sviluppo del nostro Paese è ormai tramontato, come dimostrano le ultime rilevazioni del Centro Studi di Confindustria, che attestano come l'Italia sia scivolata dal quinto all'ottavo posto nella classifica mondiale della produzione manifatturiera, senza che nel frattempo si sia ancora immaginato un modello sostitutivo.
A questo scopo, Federmanager invita a focalizzare gli interventi in una ulteriore azione di semplificazione degli apparati pubblici e nella promozione e valorizzazione delle molte eccellenze del "Made in Italy", un segnale simbolico e significativo sarebbe inoltre quello di puntare sul rilancio dell'industria del turismo e dei beni culturali, che consentirebbe di recuperare un'immagine positiva dell'Italia all'estero, attraverso la rivalutazione del nostro inestimabile patrimonio di bellezze naturali, artistiche e culturali, costituendo anche un volano formidabile per valorizzare tutti i settori legati ai marchi del "Made in Italy", naturalmente proiettati all'export.
Per dare impulso alla crescita, inoltre, servirebbe una struttura tecnica-gestionale dello Stato meno burocratica, con una adeguata capacità di programmazione, monitoraggio e valutazione degli interventi.
In questo senso, se con il complesso degli interventi del suo provvedimento il Ministro Passera si preoccupa di influenzare positivamente le attività degli operatori economici, non deve dimenticare di modificare anche il funzionamento della struttura che dipende direttamente da se stesso e che appare eccessivamente rigida e tecnocratica.
Da questo punto di vista, Federmanager invita il Governo ad una vera grande riforma manageriale della P.A., basata sull'introduzione di criteri meritocratici nelle fasi di selezione e di sviluppo professionale dei dirigenti pubblici, coerenti con le rilevanti responsabilità che tali figure sono chiamate ad assumere e con l'esclusione di ogni ingerenza politica.