Il Ciclo di Seminari intitolato “Il futuro dell’Italia nel XXI secolo”, curati dal prof. Marc Lazar della LUISS ‘Guido Carli’ e nati da un’idea dell’Associazione Management Club e Federmanager Academy si è concluso lo scorso 30 ottobre a Roma, con un convegno di presentazione del rapporto sui principali risultati.
L’obiettivo del ciclo di incontri è stato quello di fornire risposte a sei questioni precise: c’è una maledizione democratica in Italia? C’è solo un futuro fuori dall’Italia per i giovani? C’è ancora un ruolo per l’Italia nell’Europa in crisi e nel Mediterraneo in fermento? “No future” per l’economia italiana? L’Italia sarà una provincia museo nell’Europa e nel mondo globalizzato di domani? Sono legittime le élite politiche, pubbliche ed economiche per guidare l’Italia?
Ne è nato un dibattito, vissuto in una serie di appuntamenti tenutisi in varie sedi su tutto il territorio del Paese che ha coinvolto politici, manager, imprenditori e rappresentanti del mondo associativo, superando preoccupazioni individuali e difese corporative, al tempo stesso esorcizzando pessimismi e autolesionismi.
Ci si è interrogati non tanto sui ‘massimi sistemi’ ma sulle cose concrete da fare per far ripartire lo sviluppo nel paese assumendosi, ciascuno per la sua parte, le proprie responsabilità. I contenuti e le suggestioni sono stati molti. Tutto porta a mettere al centro dell’attenzione e delle azioni quotidiane della classe dirigente un binomio fondamentale: il legame tra territorio e cultura.
La crisi attuale è anche una crisi di valori, una crisi di sistema che obbliga la classe dirigente a mettersi in gioco guardando con fiducia ai giovani, all’innovazione senza però dimenticare il valore dell’esperienza e della tradizione. Questo va riscoperto dalla politica, dall’economia, dalla scuola e della formazione così come dall’azione dei corpi intermedi.
Si tratta di sfide importanti, che possono essere affrontate e vinte solo con una vigorosa azione della classe dirigente, sia essa pubblica o privata, che torni a scommettere sul futuro di questo nostro Paese: solo così potremo ‘tramutare’ la crescente disaffezione dalla vita pubblica – testimoniata anche dalle recentissime vicende politiche – e i fenomeni di disagio dei giovani e di ampie fasce della popolazione in ‘energie positive’ da canalizzare e valorizzare per tornare a guardare al domani con speranza e fiducia.
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