Il 26 settembre scorso una delegazione della nuova CIDA – Manager e Alte Professionalità per l’Italia, è stata invitata dalla Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato ad un’audizione sul Disegno di Legge Treu (AS3181), in materia di pensionamento flessibile e solidarietà intergenerazionale.
L’impianto legislativo proposto dal Senatore Treu prevede l’introduzione di un meccanismo di flessibilità in uscita per i lavoratori “maturi”, a cui collegare incentivi in entrata per favorire nuova occupazione giovanile, con l’obiettivo di recuperare produttività per le aziende salvaguardando le aspettative delle diverse generazioni di lavoratori.
In sintesi, nel provvedimento si propone l’alleggerimento del costo del lavoro dei dipendenti senior tramite il ricorso a forme di lavoro a tempo parziale e la contestuale introduzione di sgravi contributivi per incentivare l’ingresso di lavoratori junior, secondo percorsi di affiancamento e di tutoraggio funzionali al trasferimento intergenerazionale di competenze.
A questo proposito, la nostra Organizzazione da tempo sostiene la necessità di valorizzare le competenze proprie delle risorse mature, in relazione alla loro grande esperienza professionale, progettando nuovi ruoli organizzativi che costituiscano uno strumento di scambio generazionale all’interno delle aziende. Questa necessità, peraltro, oggi risulta ancora più accentuata a seguito dell’innalzamento dell’età pensionabile introdotto dalla recente riforma Monti-Fornero.
Il Vice Presidente di CIDA – Manager e Alte Professionalità per l’Italia, Marco Vezzani, ha espresso, quindi, il sostegno delle categorie dirigenziali, le quali appaiono particolarmente adatte ad interpretare il meccanismo del “passaggio delle competenze”, rispetto all’obiettivo di coniugare in tal modo una efficace politica di prolungamento della vita attiva con la creazione di nuovi posti di lavoro.
Si sono, tuttavia, rilevate alcune perplessità sul merito delle misure proposte, in base alle quali si introdurrebbe un regime di part-time incentivato per l’accompagnamento alla pensione, con la possibilità di integrare i versamenti contributivi, posti anche a carico del datore di lavoro sulla base di specifici accordi individuali o collettivi, senza alcun onere fiscale aggiuntivo, sino a concorrenza con quanto corrispondente all’orario normale di lavoro.
A ciò si aggiungerebbe l’erogazione di un anticipo di pensione, in ratei mensili, per periodi non superiori a 5 anni, al fine di recuperare la minore retribuzione riconosciuta in proporzione alla riduzione dell’orario di lavoro.
A fronte dell’adozione di un tale sistema di flessibilità in uscita, si è sostenuta l’esigenza irrinunciabile di preservare i futuri trattamenti pensionistici per i lavoratori coinvolti, per cui si richiede un’attenta verifica tecnica sulla sostenibilità del meccanismo, a garanzia dell’integrità delle pensioni dei possibili beneficiari.