Enrico Letta, segretario del Pd e presidente dell’istituto Jacques Delors, nostro ospite in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, “Anima e cacciavite. Per ricostruire l’Italia” (Solferino libri)
Ripartire dopo la crisi, con la forza di una comunione di intenti e la determinazione di intervenire per cambiare. “Anima e cacciavite. Per ricostruire l’Italia”, è questa la strada indicata da Enrico Letta, segretario del Pd e presidente dell’istituto Jacques Delors, che ha così intitolato la sua ultima fatica editoriale, pubblicata da Solferino libri.
Siamo partiti dalla presentazione di alcuni dei temi principali del libro, per sviluppare un proficuo dialogo con il prof. Letta in occasione del nostro web talk, dal titolo ”Giovani, Europa, Futuro”, tenutosi lo scorso 14 giugno.
Il web talk è stato seguito da oltre 1.000 utenti in diretta streaming e ha visto una costante interazione tra il presidente Cuzzilla e il prof. Letta, alimentata dalle tante domande inviate dai nostri iscritti e stakeholder che Cuzzilla ha accorpato in alcuni quesiti posti a Letta.
Il segretario si è detto contento di partecipare all’iniziativa promossa dalla nostra Federazione, tanto più in questa fase di ricostruzione per il Paese, in cui il ruolo dei manager sarà decisivo, anche per raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Letta ritiene che la straordinaria opportunità di rilancio, offerta oggi dall’Europa, necessiti di una guida capace, in questo senso i manager rappresentano un riferimento importante anche per l’attitudine ad assumere rischi e responsabilità quando è il momento di agire.
Il segretario ha risposto poi sui temi dei giovani e dell’occupazione, sottolineando come le giovani generazioni siano il punto di avvio della riflessione sviluppata nel suo libro. Partendo dall’esperienza maturata come dean della Paris school of international affairs at Sciences Po, Letta ha parlato della crescente fuga dall’Italia dei molti talenti che non riescono a trovare adeguata collocazione nel nostro Paese. Nell’ultimo decennio, ha ricordato il segretario, il numero dei giovani che ogni anno lasciano l’Italia è cresciuto fino a toccare le 100 mila unità. E se i giovani più qualificati vanno via, l’Italia perde l’investimento compiuto in termini di formazione e non può beneficiare di professionalità d’eccellenza. Per Letta è necessario quindi strutturare un vero e proprio patto con le giovani generazioni, per incentivarle a rimanere. È allarmante inoltre, ha ricordato Letta, l’attuale stagione di emergenza demografica rilevata nel Paese: nel 1970 nascevano circa 900 mila bambini, i dati degli ultimi anni parlano di circa 400 mila bambini all’anno. In 50 anni la natalità si è più che dimezzata.
Per aiutare i giovani Letta propone alcuni interventi in materia fiscale, auspicando altresì che l’occasione rappresentata dal Next generation Eu favorisca una complessiva riforma fiscale in grado di far diventare l’Italia un Paese moderno, in cui tutti i movimenti siano tracciati. Si potrà così premiare la fedeltà fiscale di chi aiuta lo Stato pagando le tasse e potranno essere valutate tutte le misure opportune per aiutare le imprese a crescere. Ciò nel quadro più ampio di un consolidamento del fisco europeo, perché per i paesi che hanno la stessa moneta e operano nell’area euro ci siano disposizioni uniformi, che non ammettano più la coesistenza di paradisi fiscali. In questo senso, la decisione del G7 di lavorare a una tassa minima globale al 15% per le Big tech rappresenta, a giudizio di Letta, un passo significativo.
Interrogato infine sulla questione della crescente presenza dello Stato nell’economia, anche e soprattutto alla luce della crisi che stiamo attraversando, il professore ha dichiarato di guardare con attenzione a questa riscoperta del ruolo dello Stato. È necessario, a suo avviso, trovare la chiave giusta per un’alleanza tra pubblico e privato, da far crescere su temi di importanza assoluta come quello della sostenibilità. Letta crede infatti che sia fondamentale gestire al meglio le transizioni in atto, anche nell’ottica di una riconversione occupazionale di tante professionalità che rischiano di rimanere fuori dal mercato.