Come andare in pensione – e non quando – è la domanda giusta da porsi. Con una diagnosi preventiva, il controllo del conto assicurativo, correzioni nel medio termine e scelte lungimiranti è possibile salvaguardare la pensione futura
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Quando parliamo di pensioni, quasi sempre la domanda che ci viene posta è: “Quando andrò in pensione?”
In realtà, alla luce della continua stratificazione normativa del settore, il quesito più opportuno dovrebbe essere: “Come andrò in pensione?”
Il come, ovvero la modalità tecnica di accesso al pensionamento, non può che essere definito da esperti che sappiano declinare le scelte da assumere, anche interpretando le peculiari istanze individuali: dal “voglio massimizzare la mia pensione e attendere” (il c.d. partito della “gallina domani”) al “pochi, maledetti e subito” che può portare a ottenere un pensionamento anticipato con un riscatto light, spesso fatale per le carriere dirigenziali!
Saper individuare la corretta modalità di accesso alla pensione, scegliendo il sistema di calcolo più conveniente e tenendo conto delle sistematiche strettoie presenti (come il taglio delle “pensioni d’oro”, vigente fino al 2023 per tutti i trattamenti con almeno una quota calcolata con metodo retributivo), si può tradurre in un significativo aumento dell’importo della pensione futura e/o in accesso anticipato alla stessa.
La nostra ambizione è quella di sviluppare negli associati la consapevolezza che la pensione futura di ciascun dirigente non è un automatismo, ma il frutto di scelte o di correzione di errori intervenuti nel medio periodo.
Il vantaggio di una “diagnosi precoce”
La diagnosi precoce delle criticità è assolutamente fondamentale, innanzitutto per valutare il migliore utilizzo di contributi residenti in gestioni diverse o la possibilità di operare un riscatto di laurea prima che diventi troppo oneroso, perché il tempo spesso rende le scelte non più convenienti e le criticità del tutto irreversibili. Quando parliamo di criticità ci riferiamo – in particolare – a quelle relative al conto assicurativo (che può essere visionato attraverso l’estratto conto contributi), realtà quanto mai importante, ma al contempo piuttosto trascurata.
Nel corso della nostra attività, ci troviamo spesso di fronte a richieste di dirigenti che intendono recuperare periodi contributivi mancanti o far correggere versamenti contributivi palesemente errati.
Nell’uno e nell’altro caso, spesso, la prescrizione ha già fatto il suo corso.
La stessa cosa può esser estesa alla verifica della contribuzione accantonata all’estero che dovrà essere adeguatamente recuperata e censita.
Questa attività di controllo del conto assicurativo deve diventare un’abitudine costante, sia in caso di possibili omissioni contributive totali sia, e soprattutto, nel caso di omissioni parziali, più difficili da rilevare, ma altamente insidiose ai fini del quantum della pensione futura.
Un esempio per tutti: con frequenza ci troviamo di fronte a versamenti contributivi errati perché alcuni datori di lavoro applicano in modo non corretto il massimale contributivo introdotto dalla legge 335/95 (pari a poco più di 100.000 euro ad oggi). In questo caso, i danni sulla pensione futura possono essere abnormi e, una volta esauriti i termini prescrizionali, non esistono possibilità di recupero, salvo possibili vie giudiziali e amministrative che richiedono interventi d’urgenza e altamente specializzati.
La “diagnosi” personalizzata del proprio conto assicurativo e le strategie di accesso alla pensione sono quindi essenziali anche per chi oggi è lontano dalla pensione.
Ti aspettiamo per individuare la soluzione su misura per te.
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Servizio previdenza Federmanager in collaborazione con Rita Comandini