Abbiamo chiesto all’Inps di fornire alle aziende le istruzioni per versare i contributi mancanti. Contattaci per verificare la tua posizione e rivalutare la tua pensione.
Quanto è importante affidarsi a un servizio di consulenza previdenziale di eccellenza come quello di Federmanager? Moltissimo, più di quanto si possa immaginare. Proprio nell’ultimo periodo ne abbiamo avuto prova concreta, a valle di alcune consulenze prestate a dirigenti nostri associati già in isopensione.
L’isopensione è uno strumento offerto dal legislatore per consentire alle aziende con più di 15 dipendenti, che sottoscrivano uno specifico accordo sindacale, di poter accompagnare i lavoratori favorevoli alla pensione anticipata, ordinaria o di vecchiaia, con uno scivolo pensionistico che, per il triennio 2018-2020, ha consentito al lavoratore un anticipo dell’età pensionabile fino a 7 anni, che si ridurranno a 4 anni dal 2021 in poi.
Esaminando talune posizioni sottoposte alla nostra attenzione, abbiamo rilevato una grave criticità relativa alla contribuzione a carico del datore di lavoro che, in determinati casi, avrebbe potuto incidere significativamente sull’importo della pensione definitiva del dirigente.
La criticità riscontrata nelle posizioni dei dirigenti già in isopensione
In sintesi, il problema rilevato è questo: la normativa sull’isopensione prevede che, inizialmente, la contribuzione che l’azienda è tenuta a versare per il dirigente, relativamente al periodo di percezione della prestazione (c.d. contribuzione correlata), venga determinata provvisoriamente dalla stessa azienda sulla base degli ultimi 4 anni di retribuzione imponibile percepita, facendo riferimento ai dati retributivi in quel momento disponibili.
Tale calcolo risulta però provvisorio perché, al momento della determinazione dell’importo della contribuzione correlata, mancano i dati retributivi relativi agli ultimi 2 o 3 mesi di lavoro nonché tutte le altre competenze retributive eventualmente previste in fase di chiusura del rapporto o anche successivamente (come ad esempio il pagamento di Mbo, ferie non fruite, etc…).
L’importo della contribuzione definitiva, che il datore di lavoro è tenuto a versare e sulla base della quale si determinerà l’ammontare della pensione definitiva, deve essere quindi successivamente ricalcolato, per tenere conto di quanto maturato in concomitanza o dopo la cessazione del rapporto di lavoro.
In alcuni casi invece abbiamo constatato che, anche a causa della mancanza di specifiche indicazioni in materia da parte dell’Inps, tale rideterminazione della contribuzione non è mai avvenuta e le aziende non hanno mai versato la dovuta contribuzione integrativa con evidenti effetti negativi sulla pensione definitiva.
La nostra segnalazione all’Inps
Ci siamo fatti carico del problema segnalando la questione all’Inps e sollecitandone la rapida risoluzione.
L’Istituto ha così recepito la nostra segnalazione e, lo scorso 4 giugno, ha pubblicato il messaggio n. 2326/2020 con il quale ha comunicato, in sintesi, che sono in via di definizione le procedure informatiche per il versamento della contribuzione integrativa e che la regolarizzazione delle posizioni da parte delle aziende potrà avvenire a breve, attraverso l’implementazione procedurale del flusso UniEmens, con la specifica funzione denominata “Nuovo recupero crediti UniEmens”.
Non resta allora che attendere la pubblicazione delle istruzioni operative dell’Inps per le aziende, necessarie ai fini della correzione della contribuzione figurativa correlata: questa dovrà essere effettuata in base all’importo delle differenze retributive erogate al lavoratore dopo la cessazione del rapporto di lavoro.
In attesa di offrire un aggiornamento, una volta che le istruzioni saranno pubblicate, rimaniamo a disposizione di tutti gli associati, già in isopensione, interessati a verificare la propria posizione, sia attraverso il nostro servizio previdenza (previdenza@federmanager.it) sia tramite le Associazioni territoriali Federmanager.
Luca Piciocchi, Servizio previdenza Federmanager