Pubblichiamo alcuni passi della lettera, in edicola oggi sul Corriere della Sera di oggi, martedì 16 luglio 2019, firmata dal Presidente Inps, Pasquale Tridico.
La lettera
«Inps, nel rapporto la critica alle disparità nel lavoro»
Caro Direttore, sulle pagine del Corriere si è criticato il primo Rapporto sotto la mia presidenza, perché – si scrive – non suscita allarmi, non tratta degli immigrati, quindi sarebbe propagandista e sovranista. Sono critiche non solo infondate nel merito, ma che evidenziano una lettura disattenta.
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L’Inps è un soggetto di raccordo del mercato del lavoro, in cui il sistema pensionistico a ripartizione dipende dalle condizioni del mercato del lavoro.
Allorquando il bilancio dell’Inps venisse opportunamente depurato non solo dagli strumenti di assistenza quali l’Ape sociale, il Rei e oggi il Reddito di cittadinanza, ma anche da strumenti (non) «pensionistici», si scoprirebbe che il sistema pensionistico italiano è solido, la spesa è in linea con la media dei Paesi europei, circa il 12%, e quindi non c’è bisogno di sollevare inutili allarmismi.
Tuttavia, la sostenibilità del sistema pensionistico viene determinata nel mercato del lavoro.
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Il dato fortemente negativo è che negli ultimi 40 anni la quota salari è scesa da circa il 68% a circa il 59%, quasi 10 punti percentuali che vogliono dire oltre 100 miliardi. Si tratta di risorse in meno che non sono più nelle disponibilità di persone con una più alta propensione al consumo, e che quindi avrebbero creato sicuramente maggiore impatto in termini di consumo e di domanda aggregata.
Certo, abbiamo una demografia negativa, ma abbiamo anche un alto tasso di disoccupazione e un ancor basso tasso di occupazione.
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Ricordo che alla crescita del Pil è legata la rivalutazione del montante pensionistico. Secondo molte ricerche, la cosiddetta «stagnazione secolare», di cui l’Italia potrebbe essere affetta, dipende da una distribuzione dei redditi che sfavorisce consumi e domanda aggregata.
Presidente Inps